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Filarmonica Giuseppe Verdi

UNA BANDA UN PAESE di Enzo Montigiani

UNA BANDA UN PAESE di Enzo Montigiani - Giovanni da Cascia

UNA BANDA, UN PAESE-REGGELLO

Di Enzo Montigiani

 

Presentare una Banda Musicale è  giocoforza imbattersi in vari periodi di splendore e altri di grama sopravvivenza, e quella di Reggello non fa eccezioni a questo “cliché”; infatti nella sua lunga esistenza ( fondata nel 1837) ha vissuto pienamente le più diverse vicissitudini mostrando però una vigoria degna dell’ Araba Fenice per la sua capacità di riemergere periodicamente dalle proprie ceneri per ripresentarsi vivace e brillante nelle piazze Valdarnesi con un bagaglio di cultura musicale, popolare si, ma sempre impegnata in esecuzioni ineccepibili per il rispetto dovuto al suo non indulgente pubblico e ad una considerevole tradizione.

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“ E’ dolce certamente l’impressione che produce la musicale armonia nei cuori umani e mirabili sono gli effetti della medesima…”

Questo il suggestivo “incipit” dell’atto di fondazione della Filarmonica “Giuseppe Verdi” di Reggello, redatto il 23.12.1837 nell’ufficio notarile di San Giovanni Valdarno e registrato a Pontassieve il 5.1.1841 ( volume 17.fi 87.6.6 ).

La decisione, scaturita da un ristretto gruppo di appassionati, fu certamente incoraggiata da una condizione sociale piuttosto favorevole anche economicamente, come ebbe a sottolineare il prof. Turchi in una sua relazione sulle condizioni di vita nell’Altipiano Valdarnese e segnatamente nel comune di Reggello dove molti abitanti dei territori vicini cercarono adeguata sistemazione.

Tanta fu la richiesta di trasferimento che le autorità del tempo ( siamo ai primi dell’ottocento) si videro costrette a istituire un corpo di “vigilantes” che ne limitasse l’afflusso.

La popolazione locale, prevalentemente dedita ad attività rurali e boschive e con pochi addetti all’artigianato, fu sollecitata da alcuni “giovani sensibili all’arte musicale” ai quali si unirono molti altri che, sotto la guida di vari Maestri, provenienti dalla città e dai Reggellesi Arturo e Demetrio Ugolini, ben presto formarono un nucleo che si consolidò rapidamente, dando vita ad un Corpo Bandistico di tutto rispetto, apprezzato sia a Reggello che nei paesi vicini dove spesso si recava per solennizzare manifestazioni di vario genere nel tripudio del momento che sollecitava la formazione delle Bande Musicali sulla scia di quella di Montevarchi, la prima di tutto il Valdarno.

Questa di Reggello fu intitolata a Giuseppe Verdi in considerazione del fatto che il “nostro” si stava affermando in tutta Europa come uno dei più significativi compositori del momento dedicando una particolare attenzione al processo di riunificazione dell’Italia che va sotto il nome di Risorgimento.

La gestione della Società era piuttosto severa come si può rilevare dai vari articoli dello Statuto e, nonostante la disciplina e la buona volontà dei partecipanti, non mancavano ramanzine o addirittura salatissime multe per qualche negligenza più grave.

Anche la richiesta di associazione seguiva un iter rigoroso e, nel caso di minorenni, era necessaria la firma dei genitori.

Tutto questo impianto disciplinare dobbiamo pensare che fu non solo accettato, ma generalmente apprezzato, visto che il gruppo si sviluppò tanto da gestire in proprio anche un “Caffè dei Filarmonici” situato nell’attuale piazza Potente.

Per le prove la Banda ottenne l’uso di una stanza nei fondi del palazzo comunale che presto si rivelò insufficiente cosicché nei soci prese corpo l’idea di costruire un locale adeguato alla consistenza del gruppo.

Non è chiaro come il locale fu realizzato ma è probabile con la partecipazione di volontari e col tacito consenso dell’amministrazione comunale.

In una pietra della parete nord è tracciata la data 1885 per cui si può dedurre, non essendoci altri documenti, che quello fu il periodo in cui la Filarmonica si siede una sede propria per farci le prove ed altre riunioni degli associati.

Le cose dovettero svilupparsi con buona sollecitudine e una foto del 1893 ci mostra la Banda con un numeroso organico e dotata di una ricca divisa.

Mancano riferimenti certi del periodi di fine secolo 1800 mentre un documento del 1930 testimonia che certo Brachetti Angiolo, con atto del notaro Giovanni Battista di Greve, acquista dal sig. Luigi Luschi “ un appezzamento di terreno di mq. 37,50 per la somma di Lit. 400 (quattrocento) accettando il vincolo di non costruire un fabbricato di altezza superiore alla vecchia sala della Filarmonica nè aprire luci sul prospetto di terreno che resta di proprietà del venditore”.

Il suddetto terreno, adiacente alla sala preesistente, servì per costruirvi dei camerini da adibirsi a spogliatoio per gli attori di teatro; infatti in quegli anni, accanto alla banda, era sorto un gruppo di filodrammatici che prese il nome di “Carlo Goldoni”.

Anche la tradizione teatrale fu sempre tenuta in buona considerazione con una più o meno intensa attività,a seconda della disponibilità dei soggetti che vi hanno dedicato la loro passione fino ai nostri giorni.

Si fa menzione di alcuni da me conosciuti: Salvucci Galileo, Batisti Venanzio, Capanni Vittorio, il quale, avendo frequentato la scuola di Arte Drammatica a Roma, si pose come guida di un gruppo ben affiatato che diede varie rappresentazioni fino al 1950.

Durante il “ventennio”, con la presidenza dell’On.Italo Capanni, parlamentare fascista, la Società ebbe un forte sviluppo e i musicanti accorsero ad infoltirne le file (quanto volontariamente e per amore della musica non è dato sapere).

Comunque, fra alti e bassi, la Filarmonica si mantenne attiva fino alla seconda guerra mondiale ma poi, per la defezione di molti musicanti e per le mutate condizioni sociali e politiche, si sfasciò fino al 1949.

In quell’anno, presidente un  avvocato dal nome prestigioso (Umberto Farinata Degli Uberti) ricco possidente della zona, fu aperta una scuola diretta dal Maestro Torello Piccinotti di Castelfranco per riprendere la tradizione della Banda; (in quell’occasione anche chi scrive, dodicenne, fece il suo ingresso in Banda, suonando il quartino).

L’iniziativa portò un bel numero di giovani musicanti e anche molti anziani tornarono a far parte della banda che riprese vigore e si esibì con successo sotto la guida di valenti maestri ( Luigi De Blasi e Renzo Pelli) fino al 1957, periodo in cui eseguì concerti a Forte dei Marmi e Venezia, facendo pure molte sortite notturne al seguito della Madonna Pellegrina.

In quell’anno si chiuse il ciclo della Banda tradizionale; l’attività fu interrotta, la sede sociale ebbe a seguire l’ingrata sorte dl Corpo Musicale e decadde al punto di non potervi più entrare senza rischio.

Nel 1972 un nuovo sussulto promosso da due affezionati musicanti: Enzo Calcinai e Gaetano Reggioli.

Si forma un nuovo Consiglio Direttivo, si apre una scuola di musica diretta dal Maestro Lido Campani di Montevarchi che sforna numerosi musicanti giovani ed entusiasti, si organizza un gruppo di Majorette e con una splendida divisa la Banda fa numerose sortite e presenzia a vari raduni promossi dall’A.N.B.I.M.A. (Associazione di categoria) con grande soddisfazione di tutti.

Il locale sociale, grazie al generoso contributo delle Fornaci Del Buffa, viene completamente ristrutturato mantenendo anche un piccolo palcoscenico e utilizzato, quando la banda non lo usa, come sala polivalente che, data la favorevole ubicazione (al centro del paese), è sempre più richiesta per mostre di vario genere, talvolta organizzate e gestite in proprio dall’esiguo ma dinamico Consiglio Direttivo. Periodicamente vengono offerti alla cittadinanza, col patrocinio dell’Amministrazione Comunale, vari concerti di musica da camera eseguiti da valenti artisti.

Ma i tempi cambiano, i giovani mal sopportano la disciplina e l’impegno si attenua rendendo precaria la sopravvivenza della banda, nonostante la collaborazione con altri gruppi viciniori e la solerte direzione  dei Maestri Campani, padre e figlio.

Tuttavia i pochi musicanti rimasti tengono duro per vari anni anche se la struttura sociale è ridotta alla buona volontà di un esiguo gruppo di amici che mantengono viva l’attività della Filarmonica in attesa di tempi migliori.

E questi si presentano nel 2009, al momento di una proposta avanzata dai responsabili della Scuola di Musica “ Giovanni da Cascia” ben accolta dal gruppo dirigente della Filarmonica che intuì la possibilità di una proficua collaborazione.

Le due realtà si aggregarono portando ognuna il proprio “capitale”: logistico quello della Filarmonica che disponeva di un accogliente locale e musicale della scuola “Giovanni da Cascia” consistente in un notevole gruppo di giovani musicisti motivati a cimentarsi in un intenso programma di concerti non privi di gratificazione.

Infatti il gruppo orchestrale così formato e forte di un repertorio accattivante, sotto la direzione del Maestro Massimo Cardelli , ha potuto presentarsi in varie piazza d’Italia ottenendo unanime consenso di critica e di pubblico e vincendo anche il primo premio in un concorso di Bande Toscane a Poggibonsi in provincia di Siena.

A questo successo hanno fatto seguito applauditissime esibizioni in provincia di Arezzo, Firenze e Roma culminate con il concerto per il 150° dell’Unità d’Italia, eseguito a Figline Valdarno il 14 Maggio 2011 nella cornice ottocentesca del Teatro Garibaldi e patrocinato dalla BCC Valdarno Fiorentino di Cascia di Reggello.

In questa occasione il gruppo orchestrale, integrato dalla corale “San Jacopo” di Reggello,ha presentato un ricco programma desunto dalle migliori pagine patriottiche di Giuseppe Verdi, completato da brani recenti di un significativo repertorio di autori Italiani e stranieri fra i più qualificati.

Ora la Filarmonica Giuseppe Verdi e la Scuola di Musica Giovanni da Cascia formano un centro propulsore della musica di grande interesse artistico e sociale, con i loro circa 300 allievi che si cimentano nell’apprendimento di vari strumenti, assicurando continuità ad una tradizione più che secolare di cui si conserva gelosamente la memoria.

Infatti in alcune stanze dell’accogliente sede (Via Dante Aligheri, 14 a Reggello) fanno bella mostra di sé numerosi faldoni di musica manoscritta che spazia nel vasto repertorio operistico dell’800, insieme ad una raccolta completa di strumenti caratteristi della Banda tradizionale comprendente anche alcune particolarità come una “grancassa” ottocentesca e un “sistro” non datato ma testimone di una storica tradizione.

Codice Squarcialupi sec.XIV con Giovanni da Cascia

Codice Squarcialupi sec.XIV con Giovanni da Cascia - Giovanni da Cascia

Giovanni da Cascia